giovedì 29 maggio 2014

IL DOPING NELLO SPORT di Leggero Alessia classe 5^I a.s. 2013/14


Il doping nello sport

'Doping' è ormai una parola che da qualche anno è alla ribalta dellecronache sportive. Purtroppo, troppo spesso non si parla più di vittorie, successi, nuovi record stabiliti, bensì di inchieste per doping, squalifiche, raggiri.

Ma in realtà cos'è questo doping di cui si parla tanto? Vanno sotto il nome generico di doping tutta una serie di preparati chimici che servono per potenziare la prestazione sportiva, per annullare la sensazione di dolore o fatica, per accrescere la massa muscolare.

Com'è risaputo, la legge italiana non prevede un regolamento precisoper la gestione di questi preparati; in pratica, chi fa uso di questi preparati non commette reato, quindi non incorre in sanzioni civili né penali, ma soltanto in squalifiche comminate dai comitati sportivi, poiché solo in quel campo hanno commesso una violazione. Tuttavia, anche lefederazioni sportive non sono d'accordo né sulle sostanze proibite, né sull'applicazione delle sanzioni.

I controlli anti-doping vengono effettuati all'inizio delle gare, tramite il prelievo di 2 campioni di urine; i primi controlli vengono effettuati su un primo campione e, se risultano positivi, vengono confermati dalle analisieffettuate sul secondo campione. Non sempre però le sostanze dopantivengono riconosciute, poiché spesso sono talmente simili a quelle prodotte dall'organismo che i controlli non riescono a 'stanarle' e poi non sempre i metodi per analizzare le urine in cerca di sostanze dopanti sono adeguati alle sottigliezze e ai sistemi che vengono escogitati per sfuggire ai controlli.

Va anche detto, e non è un'affermazione secondaria, che le sostanze dopanti sono spesso nocive per la salute. A fronte di risultati nello sport e nel proprio aspetto fisico, gli sportivi devono fare i conti con effetti collaterali non molto 'secondari'.

Gli stimolanti, per esempio, agiscono sulla stanchezza e sulla sensazione di dolore, permettendo così allo sportivo di andare ben oltre i propri limiti. Gli stimolanti però, in caso di abuso, possono portare ad unoscompenso cardiaco, dovuto principalmente all'aumento di battiti e di pressione e possono provocare dipendenza.

Anche gli analgesici servono per alleviare il dolore che potrebbe inficiare la prestazione sportiva dopo un incidente o un trauma (per esempio ciò che accade ai calciatori quando hanno problemi ai legamenti o alle ginocchia). Queste sostanze sono sicuramente pericolose, perché danno assuefazione.

Molto conosciuti sono gli anabolizzanti, che grande successo e fama hanno avuto soprattutto durante gli anni '80, quando era di moda ilbody building, l'apparenza fisica e la dimostrazione del corpo statuario. Gli anabolizzanti, infatti, vengono utilizzati per accrescere la massa muscolare; sono ormoni maschili naturali che inducono cambiamenti durante la pubertà dei giovani maschi.

Gli anabolizzanti artificiali, invece, portano all'esasperazione questi cambiamenti e provocano, a lungo andare, tumori al fegato, danni alsistema cardiocircolatorio, impotenza e sterilità.

Altre due categorie meno conosciute sono quelle dei diuretici e degli ormoni peptidici; i primi sono utilizzati in quelle discipline in cui il peso è fondamentale, poiché permettono allo sportivo di calare di peso, grazie all'eliminazione dei liquidi; i secondi, invece, incidono sulla prestazione sportiva vera e propria in quanto stimolano la produzione di altre sostanze preposte all'ossigenazione dei tessuti e al controllo di emozioni e stress. I primi possono provocare danni alla circolazione e aireni, i secondi possono incidere negativamente su tutto il corpo, in quanto bloccano la produzione naturale delle sostanze naturali.

Leggero Alessia classe 5 I

sabato 24 maggio 2014

Norme di comportamento per rispettare l'ambiente di Del Gaudio Annapaola classe 5^ I a.s.2013/14




Norme di comportamento per rispettare l'ambiente


L'ambiente è la situazione, l'"intorno" in cui e/o con cui un elemento, fisico 
o virtuale, si rapporta e si relaziona.
Rispettare l'ambiente in cui ogni essere vivente si apporta e si relaziona è 
fondamentale.
Poichè i rischi dell'inquinamento sono notevoli, esistono alcune norme di 
comportamento per rispettare l'ambiente circostante. 
Per prendersi cura dell'ambiente in cui viviamo bisogna possedere alcune 
conoscenze che ci permettono di individuare quelli che possono essere i 
maggiori agenti inquinanti, dunque bisogna possedere un'enorme base di 
conoscenze.
Spesso l'essere umano tende ad "inquinare", quindi a danneggiare a suo sfavore 
l'ambiente in cui vive, proprio a causa di molti errori che per la maggior 
parte dei casi sono dovuti all'"ignoranza", o per  meglio intenderci, alla "non 
conoscenza" degli eventuali rischi che anche azioni che svogliamo nel 
quotidiano procurano al nostro ambiente. 


Ecco un elenco di piccole azioni che possono insegnarci a prenderci cura 
dell'ambiente in cui viviamo, che se trattato nel migliore dei modi, ci offre 
mille vantaggi. 


-Per prima bisognerebbe produrre meno immondizia. Una cosa a cui non si pensa 
mai, è tutto l’insieme di scorie e di impatto ambientale che provoca la 
produzione delle cose che usiamo e non solo il loro smaltimento.
-Usare di meno l'auto, favorendo così una vita attiva al contrario di una vita 
sedentaria. Faccio un esempio: non usare l'auto per accompagnare i vostri figli 
ad una scuola che si trova non molto distante da casa vostra, non solo riduce i 
rischi di inquinamento ambientale ma abitua anche i vostri figli che sin da 
piccoli si adatteranno ad uno stile di vita attivo e non sedentario. 
-Usare meno fertilizzanti e concimi per il terreno. Essi sono elementi 
chimici, che oltre ad inquinare il suolo ambientale, non fanno altro che 
danneggiare anche tutto quello che "nasce e cresce" su quel suolo e, che nella 
maggior parte dei casi, sarà portato sulle tavole di ognuno di noi, 
contribuendo quindi anche al danneggiamento fisico e metabolico di noi esseri 
umani.
-Bisognerebbe prendersi cura delle acque marine, dei fiumi e dei laghi, per la 
stessa ragione di prima.
-Usare detergenti e detersivi in quantità minore. L'acqua infatti possiede da 
se caratteristiche detergenti e dunque non occorre utilizzare litri e litri di 
detersivi. Oltre a risparmiare da un punto di vista economico, si inquina anche 
molto meno acqua, uno degli elementi fondamentali per la sopravvivenza di 
qualsiasi specie vivente.
-Spegnere la televisione o altri strumenti elettronici quando nessuno li sta 
usando. Spegnere le luci quando non occorrono.
-Abolire la caccia: uccidere alcune specie animali può essere dannoso per il 
ciclo dell'ambiente in cui viviamo; ogni singola specie esistente sul nostro 
pianeta svolge infatti un compito ben preciso.


Questo è l'elenco di alcune piccole attenzioni che potremmo incominciare a 
rivolgere verso il nostro ambiente per salvaguardarlo. Oggi giorno il tasso di 
inquinamento è molto elevato. 
Uno dei fenomeni più pericoloso dovuti all'inquinamento, di cui tutti abbiamo 
sicuramente sentito parlare è: il buco nell'ozono.
Lo strato di ozono è uno schermo fondamentale per l'intercettazione di 
radiazioni letali per la vita sulla terra, e la sua formazione avviene 
principalmente nella stratosfera alle più irradiate latitudini tropicali, 
mentre la circolazione globale tende poi ad accumularlo maggiormente alle alte 
latitudini e ai poli.
I fenomeni stratosferici non vanno confusi col fatto che l'ozono è un energico 
ossidante e per gli esseri viventi è un gas altamente velenoso, quindi dannoso 
se presente a bassa quota, dove può formarsi essendo uno dei contaminanti 
gassosi dell'inquinamento atmosferico, un inquinante secondario formantesi in 
seguito, in genere, a combustioni, con caratteristiche sterilizzanti verso ogni 
forma di vita. Invece, come detto, in alta quota, è un gas essenziale al 
mantenimento della vita sulla Terra.

Riuscendo a cambiare le nostre abitudini quotidiano, potremmo riuscire anche a 
salvare il mondo in cui viviamo. Salvare, proteggere o salvaguardare l’ambiente 
è un qualcosa di veramente grande e importante. E per farlo non bastano delle 
piccole politiche antinquinamento. Ma bisogna partire dalla radice del 
problema, ovvero l’uomo, perché è l’uomo che ha rovinato ciò che lo circonda e 
continua a distruggerlo giorno per giorno. Bisognerebbe far capire alle persone 
quanto sia importante l’ambiente e che senza di esso non si può vivere. Solo 
così forse si potrà adottare una politica per proteggere l’ambiente che abbia 
successo.
Si l’ambiente in cui viviamo può essere salvato, ma solo se lo vogliamo 
veramente!
Perché altrimenti non riusciremo a concludere nulla e quanto prima saremo noi 
quelli da salvare.
Del Gaudio Anna Paola

mercoledì 21 maggio 2014

Alimentazione e sport di L.Pecoraro 5^I

ALIMENTAZIONE E SPORT

L’esercizio fisico e l’attività sportiva sono fondamentali per favorire il pieno sviluppo dell’organismo e per promuovere e mantenere uno stato di salute ottimale sia a breve che a lungo termine. Un’alimentazione corretta ed equilibrata rappresenta il sistema più adatto per soddisfare i particolari bisogni energetici e nutrizionali degli sportivi, sia amatoriali che professionisti, e di tutta la popolazione. Una corretta alimentazione trova la sua espressione in una adeguata e variata combinazione degli alimenti, volta a soddisfare in modo equilibrato il fabbisogno di energia (calorie), di nutrienti (proteine, carboidrati, grassi, vitamine, minerali) nonché dell’altro principio nutritivo rappresentato dall’acqua, fornendo anche sostanze utili sul piano fisiologico, come ad esempio la fibra alimentare. L’attività fisica può dare il miglior contributo nel favorire il pieno sviluppo dell’organismo, nella prevenzione a lungo termine e nella promozione della salute. La dieta ha un ruolo importante anche nello sport: pur non esistendo alimenti miracolosi in grado da soli di migliorare le prestazioni fisiche, si può affermare che, associata ad un allenamento adeguato, consente il massimo rendimento agonistico. Va ricordato che l’attività fisica e un’alimentazione corretta prevengono l’insorgenza dell’obesità; particolare attenzione va rivolta all’obesità infantile che è favorita dalla riduzione del movimento e da un sempre maggior interesse nei confronti della televisione, dei videogiochi e del computer. Spesso messaggi non corretti e/o fuorvianti impediscono una adeguata consapevolezza sull’importanza dell’alimentazione nello sport. E’ proprio per questo motivo che è necessario elevare il livello di conoscenza della popolazione in generale e in chi pratica sport in particolare sugli stili di vita adeguati per il mantenimento della salute. L’eventuale uso di integratori e prodotti dietetici per sportivi può essere giustificato solo a condizione che:
gli apporti energetici e nutritivi della razione alimentare vengano completati e non sbilanciati;
si pratichino delle attività agonistiche o amatoriali che comportano un dispendio energetico particolarmente elevato e un’eccessiva perdita di minerali con la sudorazione;
si scelga, tra le numerose opzioni disponibili, quella effettivamente rispondente alle proprie necessità specifiche e individuali (razioni d’attesa, fase di recupero, tipologia di sport);
si osservino attentamente le modalità d’uso e le eventuali avvertenze, non superando le dosi consigliate ed evitando l’uso prolungato.


Luigi Pecoraro 5^I

L'igiene e l'alimentazione nel mondo dello sport

L'igiene nel mondo dello sport
Il termine "igiene" trae origine da una parola greca il cui significato etimologico è "sano, salutare, curativo". Oggi esso indica una branca della medicina che si occupa della relazione che lega inevitabilmente l'uomo con l'ambiente circostante, non inteso esclusivamente nel senso di territorio in cui vive ma anche con l'accezione di contesto sociale, di insieme di rapporti che egli realizza con i suoi simili che lo circondano. L'igiene consiste nella difesa da possibili germi patogeni, attuabile con misure di disinfezione, sterilizzazione e smaltimento di rifiuti speciali per evitare infezioni; inoltre è caratterizzata da tre peculiarità:
* l'oggetto del proprio interesse non è l'uomo malato ma quello "sano";
* l'ambito di intervento non è limitato solo al singolo individuo bensì esteso all'intera collettività;
Nello specifico del mondo sportivo esso viene ad occupare una funzione di primordine sebbene il suo ruolo molte volte, non viene evidenziato rispetto ad altre discipline o pratiche che ricevono il riconoscimento per aver contribuito in maniera determinante all’ottenimento di un certo risultato o di una certa prestazione eppure sono proprio le abitudini dettate dalle norme dell’Igienea tutelare la salute degli atleti ed il loro rendimento.
Una delle prima norme da considerare ,per chiunque abbia intenzione di venire a contatto con il mondo dello sport , riguarda la necessità di un abbigliamento appropriato, che va dall'uso degli slip, evitando i boxer, a magliette che possano assorbire bene il sudore che devono essere preferibilimente di cotone e non di materiale sintentico, a calze di spugna quando si indossano scarpe da ginnastica; ciò favorirà la traspirazione del piede mantenendolo meno umido e diminuirà la probabilità di contrarre la micosi nota come "piede d' atleta" che provoca fastidiosi tagli tra le dita dei piedi e soprattutto il tipico sgradevole odore di scarpe marce. Esistono a tal proposito tre tipi di funghi di questo genere: Trichophyton mentagrophytes, Trichophyton rubrun ed Epidermophyton floccosum. In secondo luogo è importante fin dall'infanzia acquisire
l'abitudine a fare la doccia dopo ogni allenamento e ogni gara,non ricorrendo sempre all'uso del sapone e dello shampoo soprattutto quando gli allenamenti sono molto frequenti, perché si rischia di indebolire le difese naturali della pelle e favorire la contrazione di micosi o funghi.
Naturalmente risulta necessaria anche una cura degli ambienti in cui si pratica lo sport: è fondamentale una costante areazione oltre che per ridurre la concentrazione nell'aria di batteri, virus, funghi, possibili fonti di infezioni trasmissibili per via aerea, ma anche di pollini o altro materiale potenzialmente in grado di indurre allergie. Anche gli impianti di riscaldamento centralizzati dell'acqua e le condotte che riforniscono le docce di acqua calda possono essere facilmente sede di proliferazione batterica (situazione favorita anche dalle alte temperature delle condotte, dalla presenza di ferro, dal fatto che si creano microrganismi resistenti, ecc...) e richiedono un adeguata manutenzione. Dal canto loro gli usufrutori ad esempio di attrezzi di palestre devono evitare il contatto diretto con le superfici degli attrezzi utilizzando tappeti ad uso strettamente personale, astenersi dal frequentare centri sportivi quando si è ammalati e rispettare idonei tempi di convalescenza a guarigione avvenuta; esguire la vaccinazione antinfluenzale quando si frequentano regolarmente e assiduamente palestre e piscine.
E' bene che ci sia una campagna di sensibilizzazione fin dalle scuole dell'infanzia, affinchè i futuri adolescenti e poi uomini e donne comprendano l'importanza di seguire una serie di norme che non soltanto tutelano la loro salute ma anche quella delle persone che vi sono intorno.
L'alimentazione nello sport
Il tedesco Feuerbach a suo tempo affermò che :”l uomo è ciò che mangia”, il filosofo a causa di questa frase venne considerato superficiale e materialista ma in realtà fu il primo che comprese l importanza del cibo che inevitabilmente si trasforma in carne e sangue e che l’ uomo  per condurre una vita tranquilla e evitare alcune malattie legate al cibo  dovrebbe fare attenzione a ciò che mangia.
La mancanza di una dieta equilibrata può portare a diverse malattie sia nel caso di eccesso di cibo che di mancanza. Nel primo caso si rischia di divenire obesi avendo successivi problemi respiratori,di movimento, gastrici che condizionano enormemente la vita. Nel secondo caso si può ammalarsi di anoressia o bulimia che causano mancanza di calcio nelle ossa, scompensi proteici , problemi di fertilità ,soprattutto nelle donne.
In particolare l alimentazione dello sportivo non è molto diversa dall'alimentazione bilanciata seguita da un soggetto sedentario.
La differenza riguarda principalmente la quantità di calorie, ossia il carburante che deve essere introdotto quotidianamente per soddisfare la maggior richiesta di energia determinata dall'aumento del lavoro muscolare. Alimentazione bilanciata significa introdurre ogni giorno una buona varietà di alimenti - cereali, legumi, carne, latte, frutta e verdura - per essere certi di assumere tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno. Il fabbisogno calorico di uno sportivo può oscillare dalle 2.000 alle 5.000 kcal al giorno a seconda del sesso, dell'età e dell'intensità e durata dello sforzo sostenuto. Consumando più alimenti aumenta anche la quantità di sali minerali e vitamine introdotte. Il più delle volte, quindi, è superfluo ricorrere agli integratori; basta solo rispettare, come in tutte le diete bilanciate e armoniche, la giusta ripartizione tra i nutrienti :
Carboidrati (circa 55 - 60% dell'introito calorico giornaliero) Sono la fonte principale di energia per l'organismo;
Proteine (circa 12-15% dell'introito calorico giornaliero, contro il 10-12% consigliato a chi non pratica sport)Servono a costruire ed a riparare i tessuti; Gli enzimi, molti ormoni e gli anticorpi sono sostanze proteiche.
Lipidi Totali (25 - 30% dell'introito calorico giornaliero) Sono la fonte di energia alimentare più concentrata; Forniscono alcuni nutrienti essenziali, ossia gli acidi grassi polinsaturi; Trasportano le vitamine lipo-solubili.
Minerali (secondo le raccomandazioni valide per la popolazione generale) (LARN*) Sono indispensabili per la buona salute e l'accrescimento; Partecipano a processi cellulari vitali e alla regolazione dei liquidi corporei; Fanno parte del tessuto osseo e di vari altri tessuti.
Vitamine Aiutano a regolare i vari processi e le reazioni chimiche dell'organismo; Non apportano energia né materiali ma partecipano ai processi di rilascio di energia dal cibo.
Acqua
(almeno 1-1.5 l al giorno e comunque tanta quanta ne viene persa attraverso sudore, urine) Rappresenta circa il 60% del nostro corpo; Rende possibili le reazioni chimiche dell'organismo, trasporta i nutrienti, assicura il turgore dei tessuti, ecc. É essenziale assumerla regolarmente perchè non possiamo ne conservarla ne depositarla.

L’uso di sostanze stimolanti nello sport

L'uomo da sempre cerca di accrescere le sue possibilità nella lotta e negli sport. In parte questi tentativi si basano su norme dietetiche oppure su metodi per potenziare i muscoli.
La radice della parola doping non è inglese, come spesso erroneamente si crede, ma risale a un dialetto cafro parlato nell'Africa sudorientale. Il termine dopo indicava un tipo di liquore forte usato dai cafri come stimolante durante le cerimonie religiose; il suo significato si estese poi ad altre bevande stimolanti in genere. Il termine doping appare per la prima volta in un dizionario inglese nel 1889 in riferimento a una mistura di oppio e narcotici usata per i cavalli. Nel campo delle competizioni sportive umane esempi provati di vero doping si trovano a partire dalla seconda metà del 19° secolo. Ma solo dal 1930 si è assistito a un crescente interesse da parte della medicina verso i farmaci che aumentano le prestazioni.
Tra le vari definizioni che sono state date nel corso del tempo alla parola ‘’doping’’, ricordiamo quella fornita,nel 1962, dalla FMSI (Federazione medico sportiva italiana): "È da considerarsi doping l’uso di sostanza diretta ad aumentare artificiosamente le prestazioni di gara del concorrente, pregiudicandone la moralità, l'integrità fisica e psichica".
 Sostanze stimolanti, paragonabili ai moderni mezzi doping, sono per la prima volta attestate in relazione ai leggendari 'Berserkers' della mitologia norvegese, che si tramanda aumentassero la loro forza combattiva usando un farmaco i cui effetti duravano per un giorno ed erano seguiti da un forte senso di stanchezza e di debolezza.
L’utilizzo di tali sostanze si è, poi, tramandato nel tempo. Anche nell’antica Grecia, ad esempio, venivano usate delle sostanze per migliorare la prestazione fisica degli atleti e dei gladiatori.
Gli atleti possono assumere stimolanti per tre motivi principali:
Involontario (o presunto tale) consumo in seguito all'assunzione di un farmaco a scopo medicinale contenente la sostanza (per esempio farmaco per mal di testa, bronco dilatatore o decongestionante nasale), in questo caso si usa la sostanza per curare una patologia
Deliberato consumo per uso improprio della sostanza con finalità ricreative, l'atleta prende stimolanti per andare a divertirsi la sera (possono essere le cosiddette droghe da strada)
Consumo volontario per migliorare le prestazioni sportive
Gli stimolanti rientrano pertanto fra le sostanze vietate dal regolamento anti-doping ed il loro utilizzo è vietato prima delle competizioni, in quanto l'azione degli stimolanti determina un miglioramento delle performance solo se presi prima della gara.
Nel 2010 gli stimolanti sono stati circa il 10% dei test antidoping risultati positivi, nel 2009 il 6,5%.
Una serie di sostanze stimolanti non sono considerate vietate in assoluto ma sono soggette a monitoraggio che significa che la loro concentrazione deve essere inferiore ad una certa soglia. Questa scelta è stata fatta perché sono principi attivi comunemente contenuti in numerosi farmaci per l'automedicazione e di conseguenza risulterebbe anche difficile stabilire con assoluta certezza che un eventuale uso non derivi da reali esigenze curative. Per questa ragione sono stati stabiliti livelli sogli considerati terapeutici, mentre al di sopra di questi livelli si considera l'uso improprio.
Aniceto Anna, Michela Esposito, Scarpa Valentina.

La pallavolo

Pallavolo
La pallavolo è uno degli sport più praticati, soprattutto dalle donne. E’ uno sport giocato da due squadre composte da un minimo di 12e  in più è consentito avere delle riserve; durante ogni partita, disputata con un pallone su un terreno di gioco rettangolare, diviso da una rete, le due squadre schierano in campo contemporaneamente sei giocatori ciascuna. Gli altri atleti rimangono a disposizione in panchina.
 Le partite sono composte da 5 set, per vincere basta arrivare a 3 set vinti. Il set si vince con 25 punti ad eccezione dell'ultimo che si vince arrivando  a 15 punti totalizzati. In ogni set l'allenatore può avere due time-out e due cambi per giocatore.
Il merito dell'invenzione della pallavolo in forma moderna, nata ufficialmente nel 1895, va riconosciuto a William Morgan, istruttore di educazione fisica presso un college del Massachusetts (Stati Uniti). Il 6 febbraio 1895 Morgan radunò alcuni insegnanti nel college di Springfield per la dimostrazione di un nuovo sport. Con l'aiuto di due squadre composte da 5 membri, tra cui il sindaco e il comandante dei vigili del fuoco di Holyoke, avvenne il battesimo di un nuovo gioco sportivo con caratteristiche profondamente diverse dagli altri sport in voga a quel tempo.
Una caratteristica peculiare era quella di non prevedere il contatto fisico tra i partecipanti, per cui la destrezza, la prontezza dei riflessi, la capacità di concentrazione e l'agilità prendevano il posto della forza, qualità fino ad allora primaria nelle attività sportive.
Nei primi anni del ‘900 la pallavolo giunse a Manila, nelle Filippine, grazie a un insegnante di educazione fisica americano; proprio ai filippini viene attribuita l'invenzione della "schiacciata". Da lì cominciò a diffondersi anche in Cina e in Giappone ottenendo un successo strabiliante. In Europa arrivò durante la prima guerra mondiale, importata dalle truppe americane.
Partendo da un istituto americano, la pallavolo, in meno di 50 anni, è riuscita a conquistare tutto il mondo fino a che ,nel 1947, i rappresentanti di 15 federazioni, si ritrovarono a Parigi e crearono la Fédération Internationale de Volleyball (FIVB).


Le partite di pallavolo si disputano al coperto in impianti il cui unico limite è la distanza fra l'area di gioco ed il soffitto che deve essere di almeno 7 metri.
Il terreno di gioco è di forma rettangolare, lungo 18 metri e largo 9, diviso in due settori di 9 per 9 metri da una rete posta perpendicolarmente al suolo. In entrambi i settori sono tracciate le linee perimetrali, che delimitano il terreno di gioco.
La rete è posta ad un'altezza nella sua parte superiore di 2,43 metri per le gare maschili e 2,24 metri per le gare femminili; nei campionati giovanili l'altezza della rete varia a seconda della categoria.
Lo scopo del gioco è far cadere la palla nel campo avversario (indipendentemente da chi l'ha toccata per ultimo) o all'esterno del terreno di gioco dopo un tocco. Ogni azione inizia con il servizio effettuato dal giocatore difensore destro della squadra che ne ha ottenuto il diritto; al fischio dell'arbitro egli ha otto secondi di tempo per inviare la palla verso il campo avversario utilizzando qualsiasi parte del braccio. L'azione continua fino a che la palla non tocca il campo, è inviata fuori dal campo o viene sanzionato un fallo. La squadra che vince un'azione di gioco conquista un punto; se il punto viene assegnato alla squadra che è già al servizio essa continua a servire. Quando invece l'azione viene vinta dalla squadra in ricezione, essa conquista oltre al punto anche il diritto a servire e i suoi giocatori sono tenuti a ruotare di una posizione in senso orario.
Per ogni azione di gioco, la squadra ha a disposizione tre tocchi durante i quali la palla non può essere fermata o trattenuta e può essere colpita con qualunque parte del corpo.
I cinque ruoli dei giocatori in campo sono questi:
Palleggiatore, Centrale, Schiacciatore-laterale( o schiacciatore di banda),Schiacciatore-opposto,Libero.
Per quanto riguarda il comparto arbitrale esso è composto da due arbitri, quattro giudici di linea, un segnapunti e un assistente segnapunti.
Per quanto riguarda la nazionale italiana di pallavolo maschile essa può vantare nel suo medagliere 2 argenti e 3 bronzi nei giochi olimpici, 3 vittorie dei campionati mondiali e ben 6 trionfi nella massima competizione continentale ottenuti per la maggior parte sotto la guida del tecnico Verlasco agli inizi degli anni ’90.
La compagine femminile si difende molto bene vantando nel proprio medagliere 1 vittoria ai campionati del mondo nel 2002 e 2 ori 2 argenti e 2 bronzi nella massima competizione europea.
Giobbe De Risi 5F

Sistemi energetici.

Sistemi energetici
I Sistemi energetici, o Metabolismi energetici, rappresentano dei meccanismi metabolici mediante i quali il muscolo scheletrico riesce a ricavare energia per l'attività fisica.
Essi essenzialmente si riconoscono in due forme: l'attività aerobica, che ricava l'energia mediante l'ossigeno (O2), e quella anaerobica, che fornisce energia senza l'immediata necessità di ossigeno. Quest'ultima si suddivide a sua volta nei sistemi, e anaerobico lattacido.
ATP, la molecola energetica
Tutte le forme di vita necessitano di energia per crescere, muoversi e mantenersi. Migliaia di processi che richiedono energia si verificano continuamente all'interno delle cellule per rispondere alle esigenze della vita. L'energia può assumere diverse forme nei sistemi biologici, ma la molecola energetica più utile è nota come adenosina trifosfato (ATP).
Le cellule non possono creare ATP dal nulla. Secondo la prima legge della termodinamica, la quantità totale di energia nell'universo rimane costante. Pertanto, dagli alimenti dietetici ingeriti e digeriti viene ricavata una potenziale energia che risiede all'interno cellule, nei legami chimici di composti organici (cioè contenenti carbonio) come il glucosio (uno zucchero semplice o un monosaccaride), glicogeno (uno zucchero complesso o un polisaccaride composto di centinaia o migliaia di molecole di glucosio immagazzinato nel fegato, muscoli e altri organi) e di acidi grassi (saturi o insaturi prodotti durante la degradazione dei trigliceridi). Quando questi composti vengono impiegati nei processi energetici, alcuni dei legami atomici si rompono o vengono riordinati, con la conseguente liberazione di energia dalla formazione del ATP. La molecola di ATP viene quindi utilizzata per funzioni cellulari come il rifornimento di energia per la contrazione muscolare, o per costruire altre molecole complesse (in combinazione con enzimi), o per generare messaggi elettrochimici nei nervi, trasportare sostanze attraverso le membrane cellulari e alimentare ogni attività nella cellula[1].
La fonte di energia per l'attività muscolare è la molecola di ATP. I principali componenti funzionali del ATP sono, una molecola di uno zucchero chiamata adenosina, legata a tre gruppi fosfato. Quando l'ATP viene scomposta in adenosina difosfato (ADP), e una molecola libera di fosfato (P o Pi) e uno ione idrogeno (H+), viene liberata energia. Mentre l'ADP viene prontamente riciclato nei mitocondri (organelli che producono energia nelle cellule) e anche nel citoplasma, dove viene riconvertito nuovamente in ATP. Questa energia viene impiegata per diverse funzioni corporee, tra cui l'attività muscolare. L'ATP è una fonte di energia immediata per l'attività muscolare. Tuttavia, tutte e tre le fonti energetiche forniscono ATP in modi differenti[2][1].
Quando la molecola di fosfato viene separata dal ATP, viene sprigionata una grande energia che soddisfa strettamente le esigenze di una specifica reazione biologica. I gruppi fosfato periferici sulla molecola di ATP sono tenuti insieme con legami instabili, cioè l'energia viene prontamente rilasciata quando l'ATP viene scisso della molecola di fosfato. Durante questa reazione molecolare una parte dell'energia viene persa con nell'ambiente cellulare, la quale non riesce ad essere recuperata. L'ATP non rappresenta molto più di una riserva di combustibile. Piuttosto è prodotta in una serie di reazioni e quasi immediatamente consumata in un'altra serie di reazioni, un processo chiamato accoppiamento.
Produzione di ATP aerobica e anaerobica
La prima importante distinzione necessaria quando si distinguono i diversi processi energetici è se l'ossigeno è essenziale per la sintesi di ATP. Alcune vie metaboliche, chiamate vie aerobiche, richiedono ossigeno e non avvengono fintanto che l'ossigeno non è presente in concentrazioni sufficienti. Altri processi non richiedono ossigeno per essere avviati, e sono detti anaerobici. Il messaggio importante è che l'ossigeno può svolgere un ruolo importante in alcune vie, ma ha poca influenza sulle altre. Può essere utile creare una diversa specializzazione nelle cellule in modo che possano adattarsi alle esigenze energetiche cellulari.
Cenni fisiologici dei sistemi energetici
Una via metabolica è costituita da una serie di reazioni chimiche che provocheranno la formazione di ATP e di prodotti di scarto (come l'anidride carbonica). I sistemi energetici possono essere suddivisi in due categorie: i sistemi aerobici e quelli anaerobici. È soprattutto nel contesto dell'esercizio fisico che questi meccanismi vengono alterati. Essi differiscono per intensità, durata e nel modo in cui l'energia viene prodotta dal corpo. Generalmente parlando, i sistemi aerobici richiedono l'impiego di ossigeno (metabolismo ossidativo), mentre i sistemi anaerobici non richiedono l'impiego di ossigeno (metabolismo glicolitico e dei fosfati). Durante l'esercizio fisico o la normale attività, l'ATP è scisso nei muscoli in ADP e necessita di essere rigenerato per continuare a produrre energia. Tuttavia, le scorte di ATP prontamente disponibile sono molto limitate nel muscolo in maniera tale da sostenere lo sforzo massimale per soli 6 secondi circa. Esistono quattro differenti sistemi energetici che generano ATP durante l'esercizio[3]. Nel contesto dell'attività fisica, il contributo di ognuno di questi sistemi è determinato dall'intensità e dalla durata della stessa. I quattro sistemi energetici del corpo sono:
il sistema anaerobico alattacido o sistema dei fosfageni, con l'impiego di substrati energetici quali adenosina trifosfato (ATP) e fosfocreatina (PC);
il sistema anaerobico lattacido o glicolisi, con l'impiego di substrati energetici quali glicogeno e glucosio (carboidrati);
il Sistema aerobico glicolitico, con l'impiego di substrati energetici quali glicogeno/glucosio;
il Sistema aerobico lipolitico con l'impiego di substrati energetici quali acidi grassi (FFA);
Il sistema anaerobico alattacido (ATP-PC) è il sistema energetico più semplice del corpo con la capacità più breve (fino a 15 secondi) per mantenere la produzione di ATP. Durante l'esercizio intenso, come nello sprint, i fosfati rappresentano la fonte di ATP più rapida e disponibile. La principale via metabolica per la rigenerazione del ATP durante l'esercizio cardiovascolare e di endurance è quasi esclusivamente la respirazione mitocondriale (sistema aerobico), che inizialmente condivide la stessa via metabolica del processo anaerobico della glicolisi (glicolisi aerobica). È sbagliato credere che i sistemi energetici del corpo lavorino in modo indipendente. Infatti, i tre sistemi energetici lavorano insieme cooperativamente per produrre ATP. Attraverso la glicolisi, il glucosio ematico e il glicogeno muscolare (il glicogeno è la forma immagazzinata di glucosio nel muscolo o fegato) vengono convertiti in un'altra molecola chimica chiamata piruvato, che, a seconda dell'intensità dell'esercizio, entrerà nel mitocondrio (sistema aerobico glicolitico) o sarà convertito in lattato (sistema anaerobico lattacido). A livelli di intensità di esercizio al di sotto della soglia anaerobica, il piruvato entra nel mitocondrio e la contrazione muscolare continua attraverso la produzione aerobica di ATP. Mentre a livelli di intensità superiori alla soglia anaerobica la capacità di produrre ATP attraverso la respirazione mitocondriale è compromessa, e il piruvato viene convertito in lattato, che risulta come un sottoprodotto del metabolismo che viene prodotto durante il catabolismo o l'impiego energetico dei carboidrati. Le vie metaboliche che supportano l'intensità di allenamento al di sopra della soglia anaerobica (cioè i sistemi anaerobici) sono in grado di sostenere la contrazione muscolare solo per brevi periodi, limitando così la prestazione. È a questo punto che l'esercizio fisico ad alta intensità è compromesso, perché i sistemi energetici della glicolisi e dei fosfageni che stanno sostenendo la contrazione muscolare continuata al di sopra della soglia anaerobica possono produrre ATP ad un ritmo elevato, ma sono in grado di farlo solo per un periodo limitato[4]. Quindi, l'energia per le attività fisiche richiede una miscela di tutti i sistemi energetici. Tuttavia, le determinanti del coinvolgimento del particolare sistema energetico sono altamente dipendenti dalla intensità dell'esercizio.
Sistema anaerobico alattacido
Il sistema anaerobico alattacido, detto anche sistema dei fosfageni o sistema ATP-CP, è primariamente coinvolto in attività da uno a 20 secondi, impiegando l'ATP immagazzinato e la fosfocreatina come substrati energetici. Questa via metabolica interviene principalmente durante l'esercizio ad intensità massimale come lo sprint e l'esercizio coi pesi a basse ripetizioni (powerlifting, weightlifting). Questa reazione non richiede la presenza di ossigeno.
Sistema anaerobico lattacido
Il sistema anaerobico lattacido, detto anche glicolisi anaerobica, interviene principalmente in attività da una durata di 20 secondi a oltre 60 secondi, impiegando i carboidrati depositati nel muscolo (glicogeno muscolare) risultando nella produzione di acido lattico e ioni idrogeno. L'accumulo di ioni idrogeno crea una sensazione di bruciore, e può essere una causa dell'affaticamento durante l'esercizio. Il sistema anaerobico lattacido predomina nelle attività fisiche vicine all'intensità massimale, come gli sprint da 400 metri, o l'esercizio coi pesi a medie ripetizioni (6-20). Anche questo sistema non richiede la presenza di ossigeno.
Sistema aerobico glicolitico
Sebbene poco citato, il sistema aerobico glicolitico interviene durante prestazioni di una durata massima di 20 minuti, risultando un intermedio tra il sistema anaerobico alattacido e quello aerobico ossidativo. In questo caso il muscolo impiega primariamente il glicogeno muscolare e il glucosio ematico per generare energia. Questo produce piruvato come prodotto finale, il quale viene usato per produrre ulteriore energia. Questo sistema energetico è usato primariamente durante attività come la corsa da 2 miglia nell'atletica leggera.
Sistema aerobico lipolitico
Il sistema aerobico lipolitico interviene durante prestazioni di durata maggiore ai 20 minuti. In questo caso il corpo impiega acidi grassi per produrre energia. Questo è il sistema energetico usato durante le attività aerobiche a bassa intensità. Il sistema aerobico lipolitico è predominante nelle attività di lunga durata come la maratona nell'atletica leggera.
Interazione tra sistemi energetici
Nonostante una fonte energetica possa essere predominante in risposta ad una determinata attività muscolare (ad esempio il sistema alattacido per l'alzata massimale, o quello aerobico per la corsa o la maratona), in realtà tutte le tre fonti energetiche provvedono a fornire l'ATP richiesta dal corpo in ogni momento. Perciò, il sistema dei fosfati interviene anche quando il corpo è in stato di riposo, mentre le fonti aerobiche intervengono anche durante l'alzata massimale. Anche in stato di riposo viene prodotta da muscoli una piccola quantità di lattato, che viene poi rilasciata nel sangue[5]. Durante una maratona, anche se la maggior parte dell'energia viene apportata dalle fonti ossidative, una piccola parte dell'energia richiesta proviene dai sistemi anaerobici dei fosfati e del lattato. Sebbene tutti i tre sistemi forniscano energia per ricavare parte dell'ATP richiesto per qualsiasi attività, come cambiano la durata o l'intensità dell'esercizio, cambia anche la predominanza tra uno dei tre sistemi. Il sistema anaerobico alattacido dei fosfati fornisce gran parte dell'energia per attività brevissime e molto intense, come l'alzata massimale (powerlifting), il getto del peso, o lo sprint da 36 metri nell'atletica leggera. Il sistema anaerobico lattacido interviene in predominanza in attività mediamente brevi e mediamente intense, come nell'esercizio con sovraccarichi (Resistance training) da 20-25 ripetizioni, o in quello da 3 serie e 10 ripetizioni con 1 minuto di recupero (tipiche del bodybuilding e del fitness), oppure nello sprint da 200 metri. Il sistema aerobico fornisce gran parte del ATP per serie con sovraccarichi estremamente lunghe, o per prestazioni fisiche continue e di durata (Aerobic endurance). Tuttavia, tutti questi meccanismi intervengono in contemporanea producendo ciascuno una quantità variabile di energia. Non c'è un punto esatto in cui una fonte energetica provvede a fornire la maggior parte del ATP per un'attività. Le variazioni nella percentuale dei contributi da parte dei tre sistemi viene condizionata dall'intensità a dalla durata dell'esercizio. Ad esempio, se un maratoneta durante un percorso incontra una salita, come risultato dell'aumento dell'intensità dello sforzo aumenta la componente anaerobica lattacida, il lattato si accumula nel corpo, e l'acido lattico contribuisce maggiormente a fornire energia nell'attività. Il contributo dei tre sistemi energetici nell'attività fisica è dinamico e varia con il variare della durata e dell'intensità.

Facelgi L. – Gaglione M. – Schettino S. – Staiano S.    V I

mercoledì 7 maggio 2014

Buongiorno a tutti

Ho pubblicizzato questo blog sul mio diario facebook mi auguro molti visitatori in special modo i miei alunni (soprattutto quelli di 5^) e i colleghi del corso DIdatec avanzato.

TESINE PER LE CLASSI QUINTE

Per iniziare propongo alle mie due classi quinte (5^F-5^I) del Liceo Scientifico "F.Severi" di Castellammare di Stabia (Na) la presentazione di alcune tesine relative al loro programma annuale. Gli argomenti sono i seguenti:
1. Norme di prevenzione e di pronto intervento per i casi di infortunio o trauma collegati all’attività sportiva (fratture, distorsioni, strappi muscolari, emorragie, ferite)
2. Norme di igiene generale, l’alimentazione, l’uso improprio di sostanze eccitanti e stimolanti.
3. Norme di comportamento per il rispetto dell’ambiente.
4. Sport di squadra già praticati nel corso del triennio (pallavolo, pallacanestro, calcetto).
5. Metabolismi energetici.
6. Doping.
Le classi interessate dovranno dividersi in sei gruppi e scegliersi gli argomenti da trattare e comunicarlo al sottoscritto attraverso un e mail al seguente indirizzo: gdisomma2@alice.it
per arrivare agli alunni, considerato che sono in contatto con loro attraverso il social facebook pubblicizzo tale link facendo appello agli alunni interessati attraverso di esso.

Benvenuti a bordo

Sono un insegnante di educazione fisica adesso "Scienze Motorie" che insegna da molti anni in un istituto secondario di 2° grado; avendo la necessità di un contatto extra scolastico con gli alunni ho aperto questo spazio per poter trasferire attraverso di esso qualsiasi argomento che trattiamo in presenza e oltre.......adesso invierò ai miei alunni il link del mio blog attraverso email e li inviterò ad interagire. Poichè stò frequentando un corso indetto dall'INDIRE chiamato DIDATEC AVANZATO invierò il link anche ai miei colleghi di corso e al Tutor che ci segue........

Buon Lavoro a Tutti