Al tramonto con faraglioni sullo sfondo
lunedì 15 settembre 2014
martedì 17 giugno 2014
Norme di prevenzione e primo soccorso per infortuni sportivi di Salvatore Ferraro classe 5^ F a.s.2013/14
NORME DI PREVENZIONE E PRIMO SOCCORSO PER INFORTUNI SPORTIVI
Sono ben noti ed evidenti i benefici che l'attività fisica apporta al nostro corpo, ed inoltre, la pratica di sport, di squadra o individuali, gioca un contributo fondamentale nella formazione sia fisica che psicologica di un individuo. Tuttavia, se affrontate senza le giuste precauzioni, alcune attività possono avere ripercussioni importanti sulla salute , ma comunque, a seconda dello sport , il rischio di incidenti ed infortuni è sempre presente. Conseguentemente sarebbe opportuno che le strutture ospitanti attività sportive di qualsiasi genere siano munite di personale competente, o quantomeno esperto nelle tecniche di primo soccorso. Molti sono gli incidenti, nella storia dello sport, documentati e non, che testimoniano come un inefficace (o addirittura mancato) primo soccorso abbia portato a delle conseguenze talvolta più gravi degli incidenti in sé.
Una volta fatta una stima della pericolosità di taluni sport è importante considerare quali siano gli incidenti più comuni a cui l'atleta va inconsciamente incontro. Avere coscienza dei pericoli che possono accadere è un passo importante prima della pratica di qualsiasi sport. Vediamo adesso alcuni degli infortuni più comuni nel mondo dello sport e alcune nozioni di pronto soccorso:
CONTUSIONE E’ provocata da un trauma che non causa una rottura della pelle, provoca solo una lesione delle parti molli sottostanti; a seconda della gravità, si consiglia: 1° grado : rottura dei vasi superficiali : crioterapia. 2° grado : rottura dei vasi di maggior calibro : evacuazione chirurgica. 3° grado : compromissione della circolazione : trattamento adeguato. Nelle contusioni del piede, in caso di forte dolore resistente alla crioterapia, si consiglia sempre di accompagnare l’atleta ai bordi del campo, togliere la scarpa ed il calzettone e valutare meglio la lesione, soprattutto se il trauma ha interessato la parte anteriore del piede (falangi e metatarsi) va guardato con più calma, ricercando eventuali segni di frattura. E’ sempre utile valutare la sensibilità del dorso del piede e la mobilità delle dita. Nelle contusioni della gamba, nella sede del dolore, si deve ricercare la presenza di eventuali lacerazioni muscolari. Nelle contusioni al ginocchio, per controllare l’efficienza dell’apparato estensore, si fa sollevare l’arto a ginocchio esteso, anche contro resistenza. In caso di traumi nelle zone laterali, bisogna effettuare una flessione attiva contrastata del ginocchio con intrarotazione od extrarotazione della tibia. In generale, in tutti i casi di contusione, è fondamentale constatare che tutti i movimenti siano possibili, attivamente e contro resistenza. Se tutto appare a posto, si invita l’infortunato a flettere e a estendere il piede e/o il ginocchio, poi ad alzarsi in piedi sulle punte: se questo è possibile e non eccessivamente doloroso, lo si può far riprendere il gioco.
FERITA E’ una lesione della pelle e delle parti molli sottostanti, nella maggior parte dei casi è del tipo lacerocontusa. Può essere superficiale o profonda. Superficiale (anche abrasione): pulizia, disinfezione, protezione con adeguata copertura. Profonda: spesso richiede dei punti di sutura; sul campo bisogna tamponare l’emorragia: compressione del punto che sanguina, a monte; applicare eventualmente un laccio emostatico; tenere l’arto sollevato.
LESIONE MUSCOLARE ACUTA Trauma diretto o brusca trazione che agisce sul muscolo in fase di contrazione, causando la rottura di un numero variabile di fibre muscolari: pertanto, a seconda del numero di fibre muscolari coinvolte, si parlerà di distrazione, stiramento, strappo, rottura muscolare. Eventuali zone di avvallamento muscolare sono apprezzabili solo nel caso di lesioni di una certa importanza e sono messe maggiormente in evidenza dalla contrazione del muscolo medesimo. Il dolore viene esacerbato dai movimenti di contrazione attiva contro resistenza. Il trattamento : riposo, crioterapia, antiflogistici, miorilassanti.
LESIONE TENDINEA ACUTA Interruzione parziale o completa del tessuto tendineo, per trauma diretto (calcio) o indiretto (violenta trazione). Ghiaccio ed evitare il carico. Se la lesione riguarda il tendine di Achille, mantenere un lieve equinismo, ossia bendare il piede tenendo la punta leggermente rivolta verso il basso.
DISTORSIONE Avviene quando i movimenti articolari vengono sollecitati oltre i limiti fisiologici, si ha lesione delle strutture legamentose o capsulari senza perdita dei rapporti tra i capi articolari. · Lieve o 1° grado: solo alcune fibre del legamento sono rotte: trattamento solo antalgico ed eventuale breve immobilizzazione, anche con bendaggi appropriati. · Moderata o 2° grado : interrotta una maggiore porzione di legamento : bisogna tutelare l’articolazione colpita e mantenerla in posizione corretta, oltre ad assumere antinfiammatori ed antidolorifici, locali o per via generale. · Grave o 3° grado : interruzione completa del legamento : trattamento chirurgico se si vuole ottenere la restituzione completa della funzione. E’ importante valutare, nei limiti del possibile, i segni di instabilità e/o l’accentuazione oltre i limiti fisiologici del movimento dell’articolazione.Nel ginocchio, se l’estensione non è completa, può trattarsi di un blocco articolare meccanico da lesione meniscale. In ogni caso va applicato il ghiaccio e va evitato il carico. Non vanno mai applicati bendaggi compressivi, onde evitare complicazioni vascolari o nervose che potrebbero insorgere per l’ematoma e l’edema nella regione.
LUSSAZIONE Perdita completa dei rapporti tra i capi articolari, che provoca una deformità locale di solito evidente; se la perdita dei rapporti è solo parziale, si parla di sub-lussazione. Le più frequenti sono la scapolo-omerale, la acromion-clavicolare e quelle riguardanti le dita delle mani. In ogni caso va applicato il ghiaccio e va evitato il carico. è utile contenere l’arto nella posizione di difesa, di solito già assunta spontaneamente; nel caso di lussazione della spalla si può applicare una bretella a triangolo. Non cercare mai, in nessun caso e per nessuna articolazione, di ridurre da soli una lussazione: andrà fatto in ospedale, eventualmente dopo aver fatto le radiografie del caso.
FRATTURA Interruzione della continuità dell’osso: può essere completa, incompleta o parcellare, composta o scomposta, chiusa o esposta. I segni classici sono la deformità e la mobilità preternaturale; oppure si possono riscontrare scalini o avvallamenti importanti, per allontanamento dei frammenti di frattura, nella zona del trauma o anche a distanza (rare fratture da trauma indiretto); in molti casi l’infortunato riferisce di aver sentito un “crack”. Ghiaccio ed evitare il carico. Si può immobilizzare l’arto con un tutore idoneo se è disponibile, se no si cerca di posizionarlo nella maniera più sensata, sostenendolo ai due estremi, evitando angolazioni di frammenti o abnormi rotazioni; non cercare mai di ridurre da soli una frattura scomposta: andrà fatto in ospedale dopo aver eseguito le radiografie.
CRAMPO Contrazione massimale involontaria, più o meno dolorosa, che insorge di solito quando il muscolo è stanco o poco allenato; il trattamento consiste nell’allungare i fasci muscolari, per far cessare la contrazione: bisogna fare delle pressioni sul muscolo, cercando progressivamente di distenderlo, massaggiandolo sempre più in profondità. Non si deve usare il ghiaccio.
CONTRATTURA Rappresenta uno stato di contrazione muscolare, di natura antalgica, caratterizzato da una perdita di elasticità e non da una contrazione muscolare massimale caratteristica del crampo. Non si deve usare il ghiaccio.
EPISTASSI Fuoriuscita di sangue dal naso, di solito a causa di un trauma: l’atleta deve stare seduto con la testa piegata in avanti e comprimere con forza le narici; eventualmente, se non passa nel giro di pochi secondi, si può applicare un tampone emostatico.
Utili consigli per la prevenzione dagli infortuni :
-Quando pieghi le ginocchia, non piegarle oltre i 90°.
-Quando ti allunghi, non torcere le ginocchia. Tieni i piedi più aderenti possibile al terreno.
-Quando salti, atterra con le ginocchia flesse.
- Fai esercizi di riscaldamento prima di praticare qualunque sport.
-Fai sempre allungamento prima di giocare o di fare attività.
-Indossa un abbigliamento adatto all'attività sportiva . Indossa scarpe che calzino adeguatamente, siano stabili e assorbano gli impatti.
- Sii consapevole dei limiti del tuo corpo.
giovedì 12 giugno 2014
lunedì 9 giugno 2014
domenica 8 giugno 2014
Metabolismi Energetici di Giulia Cascone classe 5^I a.s.2013\14
L’organismo umano per poter compiere tutte le sue funzioni biologiche,ha un continuo bisogno di energia.
Questa energia è quella proveniente principalmente dall’ossidazione dei carboidrati e grassi.
L’energia che si forma da questi processi chimici, non viene inviata direttamente alle cellule, ma viene utilizzata per formare un composto altamente energetico: adenosintrifosfato (ATP).
L’ATP è un complesso molecolare composto da Adenosina (Adenina+Ribosio) + 3 molecole di Fosforo.
Questa energia contenuta da questa molecola rifornisce le cellule per compiere lavoro biologico (ed è l’unica molecola in grado di fornire energia alle cellule).
Questo avviene con l’idrolisi dell’ATP, ovvero con l’aggiunta di una molecola di acqua (H2O) si stacca un fosfato (rilasciando energia) e trasformandosi cosi in ADP.
Quindi è chiaro che con l’attività fisica questa energia viene via via utilizzata, ed è per questo motivo che c’è un continuo bisogno che L’ATP venga in continuazione risintetizzato se vogliamo che l’attivita fisica continui.
L’organismo ha tre meccanismi per risintettizzare L’ATP: metabolismo anaerobico alattacido, metabolismo anaerobico lattacido e metabolismo aerobico.
Cos’è il metabolismo?
In parole semplici è l’utilizzo che l’organismo fa delle sostanze nutritive dopo essere state digerite.
I processi chimici che avvengono nell’organismo sono il catabolismo e l’anabolismo.
Il catabolismo scompone le molecole delle sostanze nutritive in composti molecolari più semplici,creando energia.
Questa energia prodotta è di due tipi:Energia calorica viene utilizzata come fonte energetica per le cellule, l’altra è Energia chimica che prima di essere utlizzata deve essere trasferita nei legami ad alta energia delle molecole di ATP.
L’anabolismo è l’esatto contrario del catabolismo, ovvero non scompone le molecole, ma le accumula formando composti molecolari più complessi, un’esempio è quello che avviene con la gluconeogenesi vengono accumulate le molecole di glucosio e trasformate in composti più complessi, il glicogeno.
Il metabolismo anaerobico alattacido,Il metabolismo anaerobico alattacido utlizza come substrato energetico il creatinfosfato (CP) non vi è accumulo di acido lattico e non viene utilizzato ossigeno.
Il CP è una molecola composta da creatina e fosforo,è molto simile all’ATP però non partecipa direttamente ai processi di trasferimento dell’energia ai sistemi funzionali delle cellule, ma fornisce l’energia stessa all’ADP, con lo scopo di ricostituire rapidamente L’ATP.
Questo avviene con l’idrolisi del CP aggiungendo una molecola di acqua si stacca il gruppo fosforico dalla creatina liberando energia, l’ADP riceverà questa energia trasformandosi in ATP.
La concetrazione di CP all’interno del muscolo è sufficiente a protrarre un’esercizio ad alta intensita solo per pochi secondi dai 5” ai 10”.Se vogliamo che il nostro esercizio continui,è necessario che venga fornita energia da altre fonti, questa energia è quella fornita dai glucidi.
Quindi si può intuire che quando entra in funzione il metabolismo anaerobico alattacido entrerà quasi contemporaneamente anche il metabolismo anaerobico lattacido.
Sport tipici che utilizzano il CP sono caraterrizzati da gesti atletici rapidi che durano pochi secondi come i lanci nell’atletica leggera, i tuffi ecc...
Il metabolismo anaerobico lattacido
Questo metabolismo utlizza come substrato energetico il glicoceno, che come dicevamo prima è il prodotto dell’accumulo delle molecole di glucosio (gliconeogenesi).
Il motivo per il quale l’organismo induce alla trasformazione del glucosio in glicogeno, è perchè il glucosio passa con molta facilità attraverso le cellule, e quindi è necessario che venga trasformato in glicogeno per formare delle scorte che serviranno all’organismo.
Queste scorte si trovano all’interno del muscolo in quantità basse, infatti questo glicogeno è utilizzato esclusivamente dal muscolo per svolgere le propie funzioni, la contrazione.
Un’altro deposito di glicogeno è a livello epatico, e rispetto al deposito muscolare ne troviamo una quantità molto superiore perchè il fegato deve rispondere alla richiesta delle cellule che ne necessitano.
Quando si inizia un’esercizio il muscolo utilizzerà le propie scorte di glicogeno, queste scorte dato la loro bassa concentrazione sono in grado di sostenere un’esercizio per circa 120 secondi e se l’intesità è molto alta anche per molto meno.
A questo punto se vogliamo che l’esercizio continui è necessaria altra energia.
Il fegato dovrà quindi demolire le propie scorte di glicogeno,trasformandolo in glucosio, cosi permettendogli di oltrepassare la membrana epatica e arrivare nel torrente ematico.
Questo glucosio per fornire energia deve essere degradato,e avviene con la glicolisi anaerobica.
La molecola di glucosio viene degradata e dopo una serie di processi chimici viene trosformata in due molecole di acido piruvico, che se l’intensità dell’esercizio e alta e siamo in assenza di ossigeno viene trasformato in acido lattico.
L’accumulo di acido lattico avviene quando l’intensità dell’esercizio raggiunge un’intensità circa del 55-60% del VO2max (massimo consumo di ossigeno).
L’accumulo di acido lattico è dannoso per il muscolo perchè interferisce con la contrazione.
Infatti la sensazione che si avverte quando si verifica un’accumulo di acido lattico è un bruciore intenso e molto spesso porta a dover interrompere l’esercizio appunto perchè il bruciore essendo intenso interferisce con la contrazione.
Una delle spiegazioni perchè si accumula acido lattico nel sangue è dovuta a un’ipossia tissutale.
Essendo in mancanza di ossigeno gli idrogenioni(h+) che derivano dalla degradazione degli zuccheri si legano al piruvato trasformandosi in acido lattico.
Un’altra spiegazione è quella che se l’intensità dell’esercizio aumenta vengono reclutate un maggior numero di fibre muscolari bianche(veloci).
Queste fibre sono ricche di un’enzima chiamato LDH (lattico deidrogenasi) che ha la caratteristica di convertire l’acido piruvico in acido lattico.
Sport che utilizzano questo meccanismo ad intensità abbastanza elevata per circa 2 minuti possono essere ad esempio i 200 metri nel nuoto o la corsa dei 400-800 metri.
Il metabolismo aerobico
Questo metabolismo utlizza sia il glicogeno che i grassi come substrato energetico.
Quando avviene la degradazione di una molecola di zucchero vengono prodotte due molecole di acido piruvico e come abbiamo detto se l’intensità dell’esercizio è elevata viene convertito in acido lattico, al contrario se l’esercizio è di intensità moderata l’acido piruvico entra all’interno del mitocondrio (o ciclo di Krebs)e viene trasformato in Acetil Coa e unendosi a una molecola di ossalacetato formano il Citrato che dopo una serie di processi chimici produce 36 molecole di ATP CO2 E H2O.
L’altro modo per produrre energia prevede l’utilizzo dei grassi con il processo della Beta Ossidazione.
Quando l’intesità dell’esercizio è bassa e protratta nel tempo escono dal tessuto adiposo e raggiungono il torrente ematico, questo avviene anche grazie all’intervento di alcuni ormoni (Adrenalina,Noradrenalina,Glucagone e GH) che con l’aumentare dell’attività fisica aumentano di concentrazione nell’organismo e stimolano gli acidi grassi a uscire dai tessuti di deposito,per poi essere veicolati all’interno del muscolo e essere utilizzati come substrato energetico.
Il catabolismo dei grassi avviene all’interno dei mitocondri, i grassi vengono convertiti in acetil Coa e unendosi all’Ossalacetato si trasformano in Citrato il quale viene ossidato in ATP CO2 H2O.
Ogni acido grasso produce 146 molecole di ATP.
Ogni trigliceride possiede 3 molecole di acido grasso e una di glicerolo,quindi il bilancio totale della produzione di ATP sarà di 457 molecole di ATP prodotte da una sola molecola di trigliceridi dato dalla somma delle 3 molecole di acido grasso 146x3=438 più le 19 molecole di ATP prodotte dalla molecola
di glicerolo=457 ATP.Sport che prevedono l’utilizzo di questo meccanismo sono sport che sono protratti nel tempo con intensità medio-bassa come ciclismo, mezzofondo,maratona,ecc...
martedì 3 giugno 2014
Psicologia dello sport di Giordano Gennaro classe 5^I a.s.2013\14
La psicologia dello sport è una
vasta corrente di pensiero dove confluiscono diverse dottrine (psicologia,
medicina, psichiatria, sociologia, pedagogia, filosofia, igiene, educazione
fisica, riabilitazione, ecc) ed è pertanto un argomento di competenza
multidisciplinare aperto al contributo che ciascuno può portare sulla base
della propria preparazione specifica. Questa corrente di pensiero si basa sullo
studio dei fattori mentali e psicologici che influenzano e sono influenzati
dalla partecipazione e dalla prestazione nello sport, nell'esercizio e
nell'attività fisica e sulle applicazione delle conoscenze acquisite attraverso
questo studio che ogni giorno viene effettuato.
L’influenza della mente
sull’attività umana è stato un argomento già trattato nell’antichità. I greci
avevano constatato durante i primi giochi olimpici che il destino di una
competizione sportiva non dipendeva esclusivamente dalla prestazione fisica ma
anche da altre caratteristiche strettamente connesse con la mente, come la
furbizia, la capacità strategica dell’atleta e gli stati d’animo. Seppure l’importanza
delle psicologia è stata sempre riconosciuta, nell’ultimo secolo la psicologia
dello sport si è contraddistinta come disciplina da approfondire e da conoscere
per migliorare la performance sportiva e non solo.
Conseguentemente si è creata una nuova
figura professionale che è andata affermandosi negli ultimi decenni: lo
psicologo dello sport. Lo psicologo sportivo è un professionista che ha
effettuato una serie di studi accademici e che ha, pertanto, conseguito delle
competenze ed un titolo riconosciuto. Dovrebbe aver conseguito la laurea in
Psicologia ed essere abilitato alla professione con l’iscrizione all’albo degli
Psicologi. Inoltre sono considerate fondamentali oltre all’esperienze maturate
sul campo anche un training teorico sulla psicologia sportiva come un master o
una specializzazione. Parlando dei compiti dello psicologo dello sport si può
dire che rientra nel suo campo di intervento la consulenza a singoli atleti, a
società e a federazioni sportive, ad enti pubblici e privati e ad istituzioni
con la finalità di perseguire diversi obiettivi come ad esempio:
·
offrire
informazioni sui fattori psicologici dello sport
·
migliorare
l’apprendimento dello sport
·
aiutare
i giovani a maturare con lo sport
·
preparare
un programma di preparazione mentale personalizzato
·
effettuare
una consulenza
·
conoscere
ed utilizzare le dinamiche di gruppo
·
eseguire
una valutazione psicodiagnostica
·
mirare
al benessere psicofisico per ogni fascia di età
Erroneamente,
nell’immaginario comune, lo Psicologo viene visto come quel professionista che
“cura i matti” mentre non si prende in considerazione che l’intervento
psicologico, soprattutto in ambito sportivo, non è teso a “curare” bensì ad
individuare quelle risorse che per una serie di motivi non riescono ad essere
espresse nella loro completezza. Tra le risorse su cui lo psicologo dovrebbe
concentrarsi sono soprattutto gli stati emotivi che spesso vengono repressi o
svalutati ma che possono diventare delle potenti motivazioni. Lo sportivo
riesce ad accumulare una tale energia per superare delle prove fisiche e
mentali durante le competizioni che spesso può andare in “tilt”. In questo caso
il compito dello psicologo è quello di riequilibrare le forze interne
dell’atleta al fine di raggiungere quello stato psico-fisico che gli permetta
di affrontare l’allenamento e le gare in modo maturo, competitivo ed
efficiente. Gli strumenti di cui si avvale lo psicologo dello sport sono la
psicodiagnostica che mira alla valutazione delle caratteristiche psicologiche
generali e delle capacità cognitive dell'atleta, il pensiero positivo che
dovrebbe accrescere l’autostima e l’autoefficacia dell’atleta, il goal-setting
che punta alla definizione ed all’analisi degli obiettivi e tutti i metodi che possono
aumentare la concentrazione ed il rilassamento dello sportivo. Un
approfondimento a parte deve essere dedicato agli sport di squadra in cui non è
solo l’individuo a contare ma tutto il gruppo che vi partecipa. La
trasformazione di un collettivo in una squadra passa delle fasi molto precise
ed importanti che sono state studiate nei particolari e dove le relazioni tra i
membri ed il leader sono molto mutevoli. Le dinamiche che vengono a crearsi in
questa situazione devono essere assolutamente considerate al fine di gestire al
meglio le tensioni, le preoccupazioni, i dissensi e molti altri fattori che
possono influenzare negativamente la coesione del gruppo e quindi la sua
performance.
Le abilità
mentali efficaci sono spesso acquisite dagli atleti per prove ed errori,
attraverso anni di esperienza. Queste possono essere raffigurate nel seguente
modo:
In qualunque approccio scelto dallo
psicologo dello sport per incrementare la prestazione risulta necessario tener
conto dei seguenti punti (Gauron, 1982, Suinn, 1987):
·
stabilire un
clima di fiducia, indispensabile per una buona qualità della relazione fra
psicologo dello sport ed atleta;
·
rilevare i
punti forti e i punti deboli dell’atleta considerato globalmente in riferimento
alla sua attività sportiva;
·
applicare
modalità di intervento eclettiche ed individualizzate;
·
coinvolgere
nell’intervento non solo l’atleta, ma anche l’allenatore ed eventualmente altre
figure importanti;
·
elaborare un
piano di intervento che, fissati gli obiettivi, registri anche i progressi
relativamente all’allenamento mentale;
·
utilizzare
il programma in maniera sistematica, costante e protratta nel tempo;
·
sollecitare
l’applicazione delle abilità mentali acquisite in allenamento e gara;
·
favorire
nell’atleta l’autonomia esecutiva nell’applicazione delle strategie
personalizzate;
Servizi
offerti:
Assistenza
psicologica di squadra con presenza ad allenamenti, a gare e a ritiri
Consulenza
psicologica per il management sportivo
Preparazione
mentale alle gare per singolo atleta
Training
cognitivo rivolto di gestione dello stress agonistico o training ideomotorio;
Analisi e
incremento delle abilità attentive, di concentrazione, di controllo dei
pensieri e di gestione dello stress;
Analisi e
incremento della motivazione individuale
Interventi
psicologici per migliorare la prestazione atletica
Interventi
psicologici con tecniche di rilassamento passivo e attivo su atleti e/o squadra
Programmazione
del goal setting (formulazione degli obiettivi) attraverso l’utilizzo di
tecniche di visualizzazione
Esperienza Agonistica
Gare 2012
Giordano Gennaro 5^I
lunedì 2 giugno 2014
Il Calcio e le sue regole. di Fabbrini Gianluca 5^F
Il Calcio e le sue regole
Il calcio è uno sport di squadra nel quale si affrontano due
squadre composte ciascuna da undici giocatori usando un pallone sferico
all'interno di un campo di gioco rettangolare con due porte. Il gioco è
regolamentato da una serie di norme codificate e il suo obiettivo è quello di
segnare più punti (detti gol o reti) dell'avversario, facendo passare il
pallone fra i pali della porta avversaria.È sport olimpico dalla II Olimpiade
moderna e la semplicità delle sue regole, il fatto che non richieda attrezzature
speciali e l'estrema adattabilità a ogni situazione lo hanno reso lo sport più
popolare al mondo in termini di praticanti e spettatori .Di origine arcaica, la
sua affermazione moderna e codificata si ebbe in Inghilterra, nella seconda
metà del XIX secolo e da allora si diffuse dapprima nel resto d'Europa e in Sud
America e poi in tutto il mondo .La competizione calcistica più importante è il
Campionato mondiale di calcio, che si disputa ogni quattro anni sotto l'egida
della FIFA, il massimo organismo calcistico mondiale. Si tratta dell'evento
sportivo più seguito in assoluto
Regole:
Le regole ufficiali del gioco del calcio sono 17 e sono
pubblicate dalla FIFA e gestite dall'International Football Association Board
(IFAB), all'interno della quale, fin dalla sua nascita, una proposta di cambio
delle regole deve raccogliere almeno il 75% dei favori per essere approvata.
Terna arbitrale: arbitro al centro, con ai lati i suoi due
assistenti
La regola principale che caratterizza e differenzia questo
sport rispetto al rugby e alla pallamano è che la palla non può essere toccata
o colpita con braccia e mani; per lo più si usano i piedi ma ogni altra parte
del corpo diversa da braccia o mani è ammessa. Il giocatore deputato al ruolo
di portiere è l'unico che può toccare il pallone con le mani, ma solo
all'interno della propria area di rigore e se non gli viene passato
volontariamente coi piedi da un compagno di squadra. Fino al 1912 il portiere
poteva toccare il pallone con le mani anche al di fuori della propria area di
rigore purché all'interno della propria metà del terreno di gioco e fino al
1992 era libero di controllare con le mani qualsiasi passaggio di un proprio
compagno.
Le regole base sono da applicarsi a tutti i livelli del
calcio, anche se sono consentite alcune modifiche a dimensioni del terreno di
gioco, dimensione peso e materiale del pallone, dimensioni delle porte, durata
dei periodi di gioco e numero delle sostituzioni per partite tra giocatori con
meno di 16 anni, donne, calciatori veterani (oltre i 35 anni) o portatori di
handicap, a patto che vengano rispettati i principi fondamentali del gioco.
Le odierne 17 regole riguardano:
1.Il terreno di gioco;
2.Il pallone;
3.Il numero dei calciatori;
4.L'equipaggiamento dei calciatori;
5.L'arbitro;
6.Gli assistenti dell'arbitro;
7.La durata della gara;
8.L'inizio e la ripresa del gioco;
9.Il pallone in gioco e non in gioco;
10.La segnatura di una rete;
11.Il fuorigioco;
12.Falli e scorrettezze;
13.Calci di punizione;
14.Il calcio di rigore;
15.La rimessa dalla linea laterale;
16.Il calcio di rinvio;
17.Il calcio d'angolo.
Una partita di calcio, che dura 90 minuti e si disputa in
due tempi di 45 minuti ciascuno,[44] si svolge sotto il controllo di un arbitro
(figura introdotta per la prima volta nel 1891),] che ha «tutta l'autorità
necessaria per far osservare le Regole del Gioco nell'ambito della gara che è
chiamato a dirigere»[45] e le cui decisioni sono inappellabili.[46] L'arbitro è
coadiuvato da due assistenti arbitrali[47] e in alcune partite anche da un
quarto ufficiale,[45] che, qualora se ne presenti la necessità, può anche
sostituire l'arbitro, e da un assistente di riserva, atto a sostituire uno dei
due assistenti in caso di necessità.[48] Alcune federazioni hanno adottato
anche gli arbitri di porta, che controllano se la palla ha superato completamente
la linea di porta e, in alcuni casi, aiutano a decidere sui contatti in area di
rigore.
Il calcio a 5 è uno sport di squadra che ha avuto origine in
Uruguay, dove è tradizionalmente conosciuto come fútbol de salón (e
colloquialmente fútbol sala). Internazionalmente è conosciuto come futsal.
Juan Carlos Ceriani Gravier, spinto dall'esigenza di far
giocare a pallone i propri studenti in una piccola palestra o sui campi di
basket ed hockey su pista all'aperto, ne ideò la formula. Il suo obiettivo era
quello di ideare un gioco di squadra che potesse essere praticato sia
all'aperto che in strutture coperte, sfruttando i già diffusi campi di
pallacanestro, ma che ricordasse da vicino il calcio che in quegli anni godeva
di una smisurata popolarità in Uruguay dopo che la nazionale aveva vinto i
Mondiali del 1930 e le Olimpiadi del 1924 e del 1928. Ceriani Gravier assemblò
le prime regole basandosi sul principio del gioco del calcio ovvero sulla possibilità
di giocare la sfera con tutto il corpo ad eccezione degli arti superiori, ma
aggiungendo molti elementi di pallamano, pallanuoto e basket: da quest'ultimo
mutò il numero di giocatori (cinque) e la durata delle partite (40 minuti),
dalla pallanuoto le regole sul portiere, e dalla pallamano le dimensioni del
campo e della porta (3 metri di larghezza per 2 di altezza). La codifica
avvenne nel 1933 ed il gioco ebbe immediatamente un forte e rapido sviluppo nel
Sud America e soprattutto in Brasile fin dai suoi esordi, soprattutto grazie al
fatto che un medesimo gioco, non codificato, veniva giocato in strada dai
ragazzi brasiliani. Fu il giovane João Lotufo, appena tornato dall'Uruguay, ad
importare ed adattare il gioco alle esigenze dell'educazione fisica di cui era
stato insegnante presso il Ginásios de Esportes presso Pocitos, un sobborgo di
Montevideo.
Una gara è giocata fra due squadre composte da un numero di
calciatori non superiore a 5 e non inferiore a 3; una gara dovrà essere sospesa
se per qualsiasi motivo una, o entrambe, delle due squadre si trova ad avere
meno di 3 calciatori sul rettangolo di gioco. Sono ammesse inoltre fino ad un
massimo di 9 calciatori di riserva, che possono sostituire i titolari sul
rettangolo di gioco per qualsiasi ragione. La procedura per far avvenire ciò è
denominata "sostituzione".
Le sostituzioni sono in numero illimitato e possono avvenire
sia a pallone in gioco, sia a pallone non in gioco; è unicamente richiesto che:
il calciatore sostituito deve abbandonare il rettangolo di
gioco attraverso la propria zona delle sostituzioni;
il subentrante deve entrare sul rettangolo di gioco
attraverso la propria zona delle sostituzioni;
il subentrante può entrare sul rettangolo di gioco solamente
dopo che il sostituito ne sia completamente fuoriuscito.
I calciatori titolari espulsi possono essere sostituiti da
quelli di riserva, ma solo dopo che siano trascorsi due minuti effettivi di
gioco dall'espulsione; se però prima che trascorrano i due minuti la squadra il
cui calciatore è stato espulso subisce una rete, allora potrà sostituire
immediatamente il proprio calciatore con la riserva.
Gianluca Fabbrini 5^F
Educazione Ambientale di Miriam Abagnale classe 5^ I
« Più riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà dell'universo attorno a noi, meno dovremmo trovare gusto nel distruggerlo. » (Rachel Carson)
L'educazione ambientale si pone lo scopo di educare gli esseri umani a gestire i propri comportamenti in rapporto agli ecosistemi allo scopo di vivere in modo sostenibile, senza alterare gli equilibri naturali e senza modificarli. Questa espressione è spesso usata nelle scuole inferiori e superiori con lo scopo di sensibilizzare i ragazzi, futuri adulti(specialmente tramite i media, grazie a specifici organismi preposti alla salvaguardia dell'ambiente che possono essere di tipo istituzionale come il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare oppure associazioni ed organizzazioni non governative)e far comprendere loro quanto sia fondamentale preservare l'ambiente, specialmente gli alberi, fonte di vita per tutti gli esseri umani.
L'espressione inglese "environmental education" fu usata per la prima volta nel 1969 da William P. Stapp della "School of Natural Resources and Environment" dell'Università del Michigan. È doveroso anche ricordare che nella conferenza di Tiblisi l'educazione ambientale è stata definita come il fine «di portare gli individui e la collettività a conoscere la complessità dell'ambiente sia di quello naturale che di quello creato dall'uomo, complessità dovuta all'interattività dei suoi aspetti biologici, fisici, sociali, economici e culturali... [allo scopo di] acquisire le conoscenze, i valori, i comportamenti e le competenze pratiche necessarie per partecipare in modo responsabile ed efficace alla prevenzione, alla soluzione dei problemi ambientali e alla gestione della qualità dell'ambiente» (Cit. ripresa da wikipedia.org)
I temi principali dell'educazione ambientale sono:
1)l'inquinamento
2) la protezione degli animali
3)gli ecosistemi e le aree protette
4)la politica di gestione dei rifiuti
5)gli organismi geneticamente modificati
6)la pace intesa come soluzione politico-diplomatica dei conflitti interni agli stati e internazionali.
E proprio per quanto riguarda i documenti fondamentali trattanti il tema ambientale e il rispetto di esso riporto qui di seguito alcuni punti salienti della CARTA DEI PRINCIPI(per l'Educazione Ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole)redatta a Fiuggi il 24 Aprile 1997:
-L'educazione puo' rendere le persone piu' sensibili rispetto alle questioni etiche e ambientali, ai valori e alle attitudini, alle abilita' e ai comportamenti nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.
-La Carta dei principi dell'educazione ambientale in Italia orienta la ricerca, la riflessione, il confronto, la socializzazione per le scelte pubbliche volte allo sviluppo sostenibile e si integra con un processo di rinnovamento delle strutture educative del sistema formativo.
-Le bambine e i bambini, i soggetti in eta' evolutiva, hanno il diritto di formarsi una propria opinione, di esprimerla liberamente, di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano le risorse e lo sviluppo. Le istituzioni pubbliche devono garantire tale diritto contribuendo a prepararli ad assumere le responsabilita' della vita in una societa' libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di equita' di opportunita', fra i sessi e fra tutti i popoli, i gruppi etnici, nazionali e religiosi. Nelle attivita' di educazione ambientale vanno direttamente e continuamente coinvolte tutte le generazioni sulla base del principio che ognuna ha qualcosa da imparare dalle altre.
-L'educazione ambientale deve divenire componente organica di tutte le politiche pubbliche, quelle formative ed ambientali innanzitutto. La tutela e la valorizzazione delle risorse naturali e umane implicano norme e scelte semplici che definiscono una nuova cittadinanza e convivenza delle specie viventi. Va riconosciuto l'obiettivo dell'educazione ambientale di orientare l'intervento delle istituzioni e il ruolo delle comunicazioni di massa. In ambito scolastico l'educazione ambientale non e' circoscrivibile entro i confini di una nuova materia, ne' si puo' identificare con qualche contenuto preferenziale; l'educazione ambientale e' interdisciplinare e trasversale, lavora sui tempi lunghi.
Questo è quanto per il rispetto dell'ambiente, si spera solo che sarà rispettato col passare del tempo e ci si aspetta che l'uomo non distrugga tutto ciò che la natura ha creato e salvaguardato.
MIRIAM ABAGNALE VI
L'educazione ambientale si pone lo scopo di educare gli esseri umani a gestire i propri comportamenti in rapporto agli ecosistemi allo scopo di vivere in modo sostenibile, senza alterare gli equilibri naturali e senza modificarli. Questa espressione è spesso usata nelle scuole inferiori e superiori con lo scopo di sensibilizzare i ragazzi, futuri adulti(specialmente tramite i media, grazie a specifici organismi preposti alla salvaguardia dell'ambiente che possono essere di tipo istituzionale come il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare oppure associazioni ed organizzazioni non governative)e far comprendere loro quanto sia fondamentale preservare l'ambiente, specialmente gli alberi, fonte di vita per tutti gli esseri umani.
L'espressione inglese "environmental education" fu usata per la prima volta nel 1969 da William P. Stapp della "School of Natural Resources and Environment" dell'Università del Michigan. È doveroso anche ricordare che nella conferenza di Tiblisi l'educazione ambientale è stata definita come il fine «di portare gli individui e la collettività a conoscere la complessità dell'ambiente sia di quello naturale che di quello creato dall'uomo, complessità dovuta all'interattività dei suoi aspetti biologici, fisici, sociali, economici e culturali... [allo scopo di] acquisire le conoscenze, i valori, i comportamenti e le competenze pratiche necessarie per partecipare in modo responsabile ed efficace alla prevenzione, alla soluzione dei problemi ambientali e alla gestione della qualità dell'ambiente» (Cit. ripresa da wikipedia.org)
I temi principali dell'educazione ambientale sono:
1)l'inquinamento
2) la protezione degli animali
3)gli ecosistemi e le aree protette
4)la politica di gestione dei rifiuti
5)gli organismi geneticamente modificati
6)la pace intesa come soluzione politico-diplomatica dei conflitti interni agli stati e internazionali.
E proprio per quanto riguarda i documenti fondamentali trattanti il tema ambientale e il rispetto di esso riporto qui di seguito alcuni punti salienti della CARTA DEI PRINCIPI(per l'Educazione Ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole)redatta a Fiuggi il 24 Aprile 1997:
-L'educazione puo' rendere le persone piu' sensibili rispetto alle questioni etiche e ambientali, ai valori e alle attitudini, alle abilita' e ai comportamenti nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.
-La Carta dei principi dell'educazione ambientale in Italia orienta la ricerca, la riflessione, il confronto, la socializzazione per le scelte pubbliche volte allo sviluppo sostenibile e si integra con un processo di rinnovamento delle strutture educative del sistema formativo.
-Le bambine e i bambini, i soggetti in eta' evolutiva, hanno il diritto di formarsi una propria opinione, di esprimerla liberamente, di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano le risorse e lo sviluppo. Le istituzioni pubbliche devono garantire tale diritto contribuendo a prepararli ad assumere le responsabilita' della vita in una societa' libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di equita' di opportunita', fra i sessi e fra tutti i popoli, i gruppi etnici, nazionali e religiosi. Nelle attivita' di educazione ambientale vanno direttamente e continuamente coinvolte tutte le generazioni sulla base del principio che ognuna ha qualcosa da imparare dalle altre.
-L'educazione ambientale deve divenire componente organica di tutte le politiche pubbliche, quelle formative ed ambientali innanzitutto. La tutela e la valorizzazione delle risorse naturali e umane implicano norme e scelte semplici che definiscono una nuova cittadinanza e convivenza delle specie viventi. Va riconosciuto l'obiettivo dell'educazione ambientale di orientare l'intervento delle istituzioni e il ruolo delle comunicazioni di massa. In ambito scolastico l'educazione ambientale non e' circoscrivibile entro i confini di una nuova materia, ne' si puo' identificare con qualche contenuto preferenziale; l'educazione ambientale e' interdisciplinare e trasversale, lavora sui tempi lunghi.
Questo è quanto per il rispetto dell'ambiente, si spera solo che sarà rispettato col passare del tempo e ci si aspetta che l'uomo non distrugga tutto ciò che la natura ha creato e salvaguardato.
MIRIAM ABAGNALE VI
giovedì 29 maggio 2014
IL DOPING NELLO SPORT di Leggero Alessia classe 5^I a.s. 2013/14
Il doping nello sport
'Doping' è ormai una parola che da
qualche anno è alla ribalta dellecronache
sportive. Purtroppo, troppo spesso non si parla più di vittorie,
successi, nuovi record stabiliti, bensì di inchieste per doping, squalifiche, raggiri.
Ma in realtà cos'è questo doping di cui
si parla tanto? Vanno sotto il nome generico di doping tutta una serie di preparati chimici che servono per potenziare la prestazione sportiva, per annullare la
sensazione di dolore o fatica, per accrescere la massa muscolare.
Com'è risaputo, la legge italiana non
prevede un regolamento precisoper la gestione
di questi preparati; in pratica, chi fa uso di questi preparati non commette
reato, quindi non incorre in sanzioni civili né penali, ma soltanto in squalifiche comminate dai comitati sportivi, poiché solo
in quel campo hanno commesso una violazione. Tuttavia, anche lefederazioni sportive non sono d'accordo né
sulle sostanze proibite, né sull'applicazione delle sanzioni.
I controlli anti-doping vengono effettuati
all'inizio delle gare, tramite il prelievo di 2 campioni di urine; i primi controlli vengono effettuati su un primo campione e, se risultano
positivi, vengono confermati dalle analisieffettuate sul secondo campione. Non sempre però le sostanze dopantivengono riconosciute, poiché spesso sono
talmente simili a quelle prodotte dall'organismo che i controlli non
riescono a 'stanarle' e poi non sempre i metodi per analizzare le urine in cerca di sostanze dopanti sono adeguati alle sottigliezze e ai sistemi che vengono escogitati per sfuggire ai controlli.
Va anche detto, e non è un'affermazione
secondaria, che le sostanze dopanti sono spesso nocive per la salute. A
fronte di risultati nello sport e nel proprio aspetto fisico, gli sportivi devono fare i conti con effetti collaterali non molto 'secondari'.
Gli stimolanti, per esempio, agiscono sulla stanchezza e sulla sensazione di dolore, permettendo così allo sportivo di andare ben oltre i propri limiti. Gli
stimolanti però, in caso di abuso, possono portare ad unoscompenso cardiaco, dovuto principalmente all'aumento di battiti e di pressione e possono
provocare dipendenza.
Anche gli analgesici servono per alleviare
il dolore che potrebbe inficiare la prestazione sportiva dopo un incidente o un trauma (per esempio ciò che accade ai calciatori quando hanno problemi
ai legamenti o alle ginocchia). Queste sostanze sono sicuramente pericolose, perché danno assuefazione.
Molto conosciuti sono gli anabolizzanti, che grande successo e fama hanno avuto
soprattutto durante gli anni '80, quando era di moda ilbody building, l'apparenza fisica e la dimostrazione del corpo
statuario. Gli anabolizzanti, infatti, vengono utilizzati per accrescere la massa muscolare; sono ormoni maschili naturali che inducono cambiamenti durante la pubertà dei giovani maschi.
Gli anabolizzanti artificiali, invece,
portano all'esasperazione questi cambiamenti e provocano, a lungo andare, tumori al fegato, danni alsistema cardiocircolatorio, impotenza e sterilità.
Altre due categorie meno conosciute sono
quelle dei diuretici e degli ormoni peptidici; i primi sono utilizzati in quelle discipline in cui il peso è
fondamentale, poiché permettono allo sportivo di calare di peso, grazie
all'eliminazione dei liquidi; i secondi, invece, incidono sulla prestazione
sportiva vera e propria in quanto stimolano la produzione di altre sostanze
preposte all'ossigenazione dei tessuti e al controllo di
emozioni e stress. I primi possono
provocare danni alla circolazione e aireni, i secondi possono
incidere negativamente su tutto il corpo, in quanto bloccano la produzione
naturale delle sostanze naturali.
Leggero Alessia classe 5 I
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